Visitarlo è sempre un’esperienza molto bella e interessante. Ci siamo stati il 25 aprile e ancora una volta ha sorpreso i visitatori provenienti da Piemonte, Lombardia e Liguria.
L’approccio è sempre quello di persone che desiderano conoscere una realtà, legata al territorio della Valle Bormida da circa quarant’anni, che però è aperta al mondo e all’incontro con gli altri.
In questo modo molti hanno potuto capire e conoscere meglio un qualcosa che, illustrato dalla televisione o conosciuto “per sentito dire”, non si riesce a comprendere appieno o lo si considera superficialmente.

La vita nel Monastero
Le spiegazioni sull’induismo, la sua simbologia e le straordinarie similitudini con le altre religioni monoteiste (cristianesimo, ebraismo, islam…) contribuiscono ogni volta a far comprendere che, al di là di tutto, la matrice è sempre la stessa.
La comunità è composta da circa venti fra monaci e monache. Dopo un periodo di noviziato, gli aspiranti pronunciano i voti che sono praticamente gli stessi dei monaci benedettini (castità, obbedienza, povertà). Alcuni di essi hanno una vita “esterna” al Monastero e la sera rientrano; altri vivono stabilmente lì.
Il Gitananda Ashram non è affatto isolato dal mondo e non vive in una dimensione tutta sua, anzi. Ha collegamenti con il Governo italiano e con l’Europa; organizza, perfettamente calato nell’attualità, convegni ed eventi su tematiche importanti come ambiente, natura, spiritualità, ecc.