Chi non ha mai visto almeno una volta l’”Angelo della Morte”? Si tratta di una delle opere più famose di Giulio Monteverde, il grande scultore ottocentesco originario di Bistagno (AL). Attraversò il mondo, disseminando qua e là capolavori: da Roma a Madrid, da Buenos Aires a Il Cairo, da Genova (memorabili le sue opere custodite al cimitero di Staglieno, uno dei cimiteri monumentali più importanti d’Europa) fino a Catania (sua la statua dedicata al compositore Bellini).
Iniziò a Casale Monferrato dove il padre lo mandò ad apprendere le tecniche per la scultura del legno, passò a Genova e infine a Roma ove visse fino alla morte.

Cosa vedere
Per chi volesse conoscere meglio questo artista, il piccolo paese della Val Bormida ospita da pochi anni una Gipsoteca a lui dedicata. Un vero gioiello del territorio che merita una visita. Lo spazio raccoglie alcuni dei calchi in gesso che venivano realizzati dal Monteverde nel suo atelier prima dell’opera finale. Attraverso le sale, allestite nell’antica scuola del paese, il visitatore passa dal percepire l’austerità sabauda nel Vittorio Emanuele II a cavallo all’emozionante sensuale freddezza degli angeli che abbellivano le tombe delle ricche famiglie committenti. Un percorso guidato, inoltre, illustra come venivano realizzati tali capolavori, quale fosse l’enorme lavoro che precedeva il risultato finale.
La bellezza del volto dell’”Angelo della Morte” ha da sempre stregato gli osservatori, tanto che molti artisti ne hanno persino utilizzato l’immagine per pubblicità o copertine di dischi.
Ovviamente Bistagno, come tutti i piccolo borghi della zona, conserva i suoi piccoli “tesori” e offre lo spunto per due passi nel centro storico. Dalla minuscola piazza antistante la parrocchiale dedicata a S. Giovanni Battista (anche qui una splendida Madonna del Monteverde), lo scorcio sul fiume e le antiche mura del castello sono una cartolina. Di quest’ultimo restano ormai solo la torre e alcune parti inglobate in edifici più recenti. Interessante è la struttura del paese che ancor oggi conserva la perfetta forma triangolare risalente al medioevo, quando era una “villa nova” circondata da mura e torrioni di guardia. Due passi in più e si arriva alla chiesa di S. Maria della Pieve, attribuita nientemeno che a Bernardo Vittone per la bellezza delle sue linee barocche.
